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La divisione fa la debolezza

(Scritto il 23 aprile 2008) Una celebre locuzione latina, la cui origine si perde nei secoli, recita "Divide et impera", che tradotto letteralmente significa "dividi e domina".

In politica e sociologia si utilizza per definire una strategia finalizzata al mantenimento di un territorio e/o di una popolazione, dividendo e frammentando il potere dell'opposizione in modo che non possa riunirsi contro un obiettivo comune. In realtà, questa strategia contribuisce ad evitare che una serie di piccole entità titolari di una quantità di potere ciascuna possano unirsi, formando un solo centro di potere, implementando così una nuova e unica entità più rilevante e pericolosa. Per evitare ciò, il potere centrale tende a dividere e a creare dissapori tra le fazioni, in modo che non trovino mai la possibilità di unirsi contro di lui. (tratto da Wikipedia)

Ai nostri giorni, non possiamo propriamente assumere che tale strategia sia utilizzata deliberatamente dal potere centrale in termini dispotici, ma tuttavia resta il fatto che qualsiasi istanza, se condotta da gruppi omogenei, risulta più incisiva. La maggior parte delle dinamiche di un paese democratico non sfugge a questa regola.

In Italia le divisioni hanno spesso evitato che iniziative pur nobili arrivassero al successo. Il nostro paese per secoli ha pagato le divisioni e le lotte intestine, a beneficio di dominatori stranieri. In politica per troppi anni la frammentazione in miriade di piccoli partiti ha limitato l'azione dei governi (si ricordino ad esempio la litigiosità del cosiddetto "pentapartito", il "ribaltone" leghista, la crisi determinata da Mastella, ecc.). Parte di questi limiti è propria del carattere degli italiani, tendente all'individualismo e all'anarchia.

Anche guardando al nostro piccolo quotidiano senza scomodare complesse analisi sociologiche o filosofiche, ci accorgiamo che per raggiungere qualche risultato c'è bisogno di "mettersi insieme". Creare un gruppo di condomini, di soci, di concittadini, permette di unire le forze, sommare le risorse, far sentire meglio la propria voce. Ovviamente non è sempre facile.

E' più semplice parlare da individui che a nome di una comunità. Non siamo stati educati ad essere "comunità", ma ad essere "individui" per ragioni (anche) economiche, ma non ci dilunghiamo su questo tipo di analisi in questa sede. Ci preme invece sottolineare gli effetti di quanto descritto sul nostro quartiere.

Il nostro è un quartiere "periferico" che ha alcuni problemi (degrado, ordine pubblico, mancanza di servizi, trasporti e infrastrutture insufficienti, ecc.). I cittadini a volte li manifestano con iniziative personali attraverso denuncie, lettere, esposti e quant'altro. Parallelamente, altri gruppi di cittadini decidono di mettersi insieme per dare alle proprie iniziative quel "peso" che solo attraverso il numero si può avere. Insomma c'è una certa varietà nelle iniziative dei cittadini.

La nostra zona, inoltre, è anche molto estesa. Questa caratteristica rende le iniziative di aggregazione, già difficili per i motivi citati, ancora più critiche. Infatti, accade che gli stessi problemi (per esempio riguardanti la sicurezza) sorti in due strade distanti fra loro determinino due iniziative diverse da parte dei cittadini. Accade anche che queste iniziative siano portate avanti da gruppi che non si parlano fra loro. L'esistenza di vari gruppi e vari cittadini che si muovono per iniziativa personale, da un lato rivela che nel quartiere c'è vitalità accanto ovviamente ad un diffuso malessere. Dall'altro, però, ci riportano al tema iniziale della frammentazione.

Di fronte ad un territorio incapace di sviluppare una proposta forte ed unitaria, è facile ignorare la voce dei cittadini.

Di più, se alle istituzioni arrivano segnalazioni disomogenee, magari contraddittorie, discontinue e disorganizzate, il risultato può essere quello di una diffusa confusione che conduce all'inerzia. Il Comune (le istituzioni in genere) lavora meglio e in modo più rapido se ha pochi riferimenti, ma molto rappresentativi. Certo, la rappresentanza è un impegno gravoso, perché è assai difficile guadagnarsi la fiducia dei cittadini (ormai disillusi loro malgrado); e poi la rappresentatività può essere strumentalizzata a fini personali. Nonostante questi rischi e queste difficoltà, però, è mio convinto parere che quella dell'ampio coinvolgmento sia l'unica strada possibile verso il successo delle nostre iniziative.

Cioé verso il miglioramento del quartiere.



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